lunedì 23 maggio 2011

Giusto, dobbiamo mettere a posto la Farnesina...

Quando Umberto Vattani mi chiamò dicendomi, “dobbiamo mettere a posto la Farnesina  ” ebbi un sussulto ed un emozione profonda.
Voleva dire, entrare nel tessuto storico ed Architettonico del paese, confrontarsi con un “Mostro” resuscitato da Amintore Fanfani a metà degli anni cinquanta e reso     Ministero Degli Affari Esteri, il Ministero più prestigioso.
Un Concorso per la sistemazione esterna del Piazzale della Farnesina, con il grande viale che portava al Tevere, e ad un ponte, che non fù mai realizzato fù vinto nel 1998 dall’ Arch. Riva. Noi arrivammo, in quel Ministero subito dopo.
Con l’Arch. Mariani ci mettemmo all’Opera, ed in 5 anni, resuscitammo il “Mostro”. Lavorammo all’inizio con il Provveditorato, al miglioramento delle Opere interne, creando nuovi saloni, nuove illuminazioni, pulizia dei marmi. Poi, grazie ad una grande riunione U.E.O. che riuniva, i rappresentanti di più di 30 paesi, che l’Amb. Umberto Vattani, divenuto Segretario Generale, ebbe la brillante idea di realizzare negli spazi della Farnesina, risparmiando sugli allestimenti esterni, tipo usa e getta, e realizzando opere permanenti e di manutenzione.
Gli ascensori cambiati tornarono a funzionare veloci, la mensa, rinnovata fu accolta con entusiasmo.
Furono adeguati la sala dei congressi, con un tavolo per 60 conferenzieri, grandi saloni d’ingresso, la nuova Biblioteca storica, tutta meccanizzata coi il Genio Civile, e apparvero le prime Opere d’Arte moderna a fare da contorno al rinnovamento: Sandro Chia, Antonio Depero, Lucio Fontana, Piero D’Orazio, Janis Kounellis-Ceroli.
Nasceva la collezione Farnesina, curata da Italo Calvesi, e dall’interno Sandro Merola, Mara Girace ed altri collaboratori.  Un fiorire d’ Arte e di animazione fino a raggiungere oggi le 350 Opere, concesse con la formula del comodato, l’Artista presta e rimane proprietario, vede le proprie Opere girare il mondo, al seguito di Mostre e Fiere. E trasmette il linguaggio di un paese, dei tanti artisti.
Mancava ancora qualche cosa, ed era quel problema di comunicazione tra le due ali del ferro di cavallo. Tutto il “traffico” passava attraverso la “Sala  De Grenet”  ed i Saloni di rappresentanza del M.A.E., davanti agli uffici del Ministro, disposti sull’ala corta.
Ed insieme ad Umberto Vattani pensammo di unire esternamente le due ali lunghe, approfittando di un grande balcone che dava sul cortile interno di fronte alla sala d’attesa principale (la De Grenet).

Progettammo due passerelle, nei due vuoti laterali al balcone ed usammo le 2 finestre, laterali, come accessi dalle 2 ali lunghe. Il tutto rivestito con un piano inclinato di cristallo alto 8 mt. che raggiungeva la balaustra del balcone esistente, la struttura d’acciaio portante, era realizzata in travetti rettangolari dai quali partivano i nodi portanti, detti spider-glass, che con 4 ventose a pressione e a vite reggevano i cristalli giganti, in vetro St. Gobin, l’aria condizionata immessa dal basso,bagnava la superficie vetrata,garantendo trasparenza, come nelle torri degli aeroporti, la visibilità sarebbe stata sempre garantita.
Il lavoro di Del Debbio, a parte le due passerelle, come ponti provvisori e qualche foro per le viti sul travertino, era stato completamente rispettato.
Fu inaugurata dal Min. Lamberto
Dini e recepita dall’ intero M.A.E., come una soluzione ardita e funzionale, è visitata dagli studenti della Facoltà di Architettura, e da altri. Opere D’Arte, scultura in particolare, accompagnano la passeggiata di oltre 40 mt.: “Il Ponte Umberto”.   



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