lunedì 23 maggio 2011

Italia Russia," Da Giotto a Malevich e la reciproca meraviglia”


Un viaggio di Azeglio Ciampi, allora (2000) presidente della Repubblica, in Russia, fu l’occasione di far nascere un protocollo Ciampi-Ivanov (allora ministro degli esteri) che stabiliva nuovi e serrati rapporti culturali tra l’Italia e la Russia.
L’accordo fece nascere l’idea di una grande Mostra da tenersi a Roma ed a Mosca che coinvolgesse 800 anni di storia tra i due paesi, dalle prime evangelizzazioni di Cirillo e Metodio, figli di Teodosia Imperatrice di Bisanzio nelle terre degli slavi, che produssero i primi frammenti lignei dipinti su fondo oro, dove la trinità era rappresentata dal padre, dalla madre e dal figlio. Non era ancora il tempo in Russia per lo Spirito Santo, il confronto era con i nostri Giotto e Cimabue, ed altre influenze bizantine, come il bruciaprofumi della fine del XII secolo, in argento dorato a sbalzo e traforo, dalla basilica San Marco di Venezia che diventerà uno dei leit motif della mostra.
Poi il Rinascimento in pompa magna con il confronto tra il maestro russo Andrej Rublev ed i nostri grandi, tra gli altri Michelangelo, Leonardo da Vinci, Botticelli, Tiziano Vecellio, Raffaello Sanzio, il Correggio, Antonello da Messina…una cornucopia suntuosa poi,oltre fino al secolo dei Lumi, all’Ottocento, per arrivare a Malevich: “da Giotto a Malevich e la reciproca meraviglia” fu il titolo della mostra. Per me si era aperto un mondo conosciuto fino ad allora solo attraverso ricerche storiche, culturali e politiche, ma era la prima esperienza diretta nella “Grande Madre”Russia.
Quando mi fu affidato l’incarico di allestire la Mostra e di partecipare in modo serrato a tutte le fasi di preparazione e di sviluppo di questa grande macchina progettuale sentii un‘ attrazione profonda , mia  moglie Tamara era figlia di un erede diretto della famiglia Karlowitz, già Sangalli , emigrati da Pavia ,nel 600, prima in Germania e poi  a S. Pietroburgo, su chiamata di Pietro il Grande . Misero su la più grande fonderia di ghisa e di metalli della Russia , le cui ciminiere potei ancora vedere nei miei successivi sopraluoghi. Generarono con il loro lavoro, ricchezza e manufatti mirabolanti, quali i ponti sulla Neva, il primo impianto moderno a caldaia dell’Hermitage, i cancelli e le inferriate di Soskeselo, Palazzo d’inverno degli Zar a San Pietroburgo, un quartiere modello su di un isola della Neva, per gli operai , i dirigenti , vi aleggiava lo spirito utopistico del secolo dei Lumi.
 Fu l’inizio dell’esplorazione di un “continente”come la Russia,setacciandone la storia,scoprendo i rapporti costanti e fruttuosi con le scuole italiane,il trionfo della Terza Roma,creata da Pietro il Grande,per spostare ad ovest l’area d’influenza, ed anche  per bilanciare l’eccessiva potenza della nobiltà di allora, che sfruttava nella direzione di Perm e degli Urali, le immense ricchezze minerarie del sottosuolo. S.Pietroburgo fu ideata,progettata e decorata, soprattutto da architetti italiani, Bartolomeo Rastrelli. Antonio Rinaldi, Giacomo Quarenghi, Vincenzo Brenna, sorse come una “città ideale”,che intrecciava il suo percorso con le città luce,sparse nel pianeta,simboli di un complesso pensiero scientifico-urbanistico ,e la spinta del Rinascimento portava al consolidamento  evolutivo del secolo dei Lumi.

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