lunedì 23 maggio 2011

LA CITTA’ IDEALE NEL III MILLENNIO, AUROVILLE

(...) Quando vidi per la prima volta di Pondycherry, capii subito che questa città distesa sulle coste del Tamil Nadu, a fronteggiare il mar delle Andamane, sarebbe di prepotenza entrata in quella folta schiera di “città luce”, come uso definire le città coloniali, destinate a raccogliere le grandi fusioni etniche e culturali del XVIII e XIX secolo.
Gli edifici palladiani che la compongono, quali insediamenti governativi, sontuose residenze, chiese e scuole, sono formati da colonne, doriche , corinzie, lisce, scanalate, dai tenui colori aranciati. Immersi in verdi profondità tropicali, capitelli, logge, balconi si fondono con gli elementi primari dell’architettura indiana, case patio, lunghe facciate con arretramenti e filtri di luci, di ogni foggia e stile, a creare ombre e microclimi.

 Come nel quartiere francese della Nouvelle Orleans, gli edifici sono disposti a scacchiera con grandi boulevard e strade strette. Questo di Pondycherry, nel sub continente indiano, rappresenta l’unico esempio consistente di una presenza francese in quell’area, e oggi un vasto programma di conservazione ne garantisce la sopravvivenza.
Nei luoghi di questa città indo-europea arrivavano anticamente navi dalla Grecia, la chiamavano Podukè, e ora, scavando stanno venendo alla luce i resti di un porto romano, muraglioni, anfore e monete e 8 Km più a nord, in modo non casuale, in una grande piana poco distante dal mare, alcuni alberi millenari, Bamyan, sacri come quelli di Bodgaia  per il Buddha Sakyamuni, segnano un terreno che è stato luogo di raccoglimento e meditazione e anticamente chiamato Puri-Veda. Uno dei centri nel sud dell’India da cui furono irradiate le antiche regole, tramandate oralmente.
Ed è in questi luoghi  che il grande filosofo Indiano Sri Aurobindo, spinto alla non-azione dalle autorità inglesi, passò gran parte della sua vita  (dal 1910 al 1960), lavorando ad un “Rinascimento Indiano” che creasse nel suo popolo, con una nuova presa di coscienza, un forte blocco di opposizione all’occupazione inglese. La filosofia di ricerca di Sri Aurobindo, si fondava su alcuni importanti concetti derivati dal pensiero occidentale come democrazia, scienza, tecnologia, arte, per integrarle sincreticamente alla cultura Induista.
Dice Sri Aurobindo: « Au cœur de la conception indienne se trouve l’idée que l’Eternel, l’Esprit est enclos dans la matière involuté et immanent en elle, et qu’il évolue sur le plan matériel au  moyen de la renaissance individuelle, gravissant les échelons de l’être jusqu’à ce qu’en l’homme mental il pénètre dans le monde des idées e dans le domaine de la moralité consciente, le dharma. »

particolare del plastico realizzato

Questo pensiero progressista che si fondava su una profonda fede nella conoscenza dello spirito e della materia, ha portato dopo l’indipendenza raggiunta  nel 1948, a realizzare proprio in quei luoghi la Città Universale di Auroville. Dedicata al grande filosofo scomparso dalla moglie, La Mère , fu inaugurata il 28 febbraio 1968, alla presenza di 5000 persone, provenienti da 124 paesi diversi e delle più importanti autorità indiane.

plastico della linea di forza
Auroville vuole essere una città universale dove uomini e donne possano vivere in pace e armonia, al di la delle divisioni etniche, politiche e religiose. Lo scopo di Auroville è contribuire a realizzare l’unità tra tutti i popoli. Oggi Auroville conta 1700 abitanti provenienti da 35 nazioni. Un altopiano desertico è divenuto una meravigliosa foresta con al suo centro il Matrimandir: un enorme sfera compressa nei poli, “l’anima di Auroville” come usava chiamarla la Mère, al cui interno si trovano luoghi di silenzio e meditazione, circondati da giardini e dagli antichi alberi dei Veda, dei Rishi, dei Sadu, di Sri Aurobindo.

(...)      Ero emozionato e l’impatto con quest’idea di città, continuava a d occupare la mia mente, ripensavo a Pueblo Bonito,alla Città del Sole,ai suoi concetti di idealità e di globalizzazione di sistemi differenti tra di loro, come un alchimia antropologica. Incontrai nel centro studi un edificio moderno e ben inserito nel contesto,che fronteggiava il maestoso Matremandir, una sfera ovalizzata,alta 30 m..L’involucro esterno è composto da una miriade di dischi dorati,ora sollevati,ora compressi,cosi da creare una membrana sfaccettata,sostenuta da una struttura curva reticolare in cemento armato
(...)Incontrai,dicevo,quello che allora era il responsabile delle relazioni esterne di Auroville, Luigi Zanzi, un italiano di Ravenna.(...)
“Perché non ti prendi una linea di forza e la studi?” Mi stava dicendo Luigi al culmine del nostro incontro..
(...) 
L’impostazione generale prevedeva un habitat per 50.000 abitanti nel 2025!
Esausto dopo 3 giorni di lavoro tornai da Luigi,  rimase affascinato dagli schizzi che avevo prodotto a Pondycherry e lì fatto fotocopiare.

render dell'atrio
 
La galassia con le linee di forza

Disse che dovevamo iniziare un ciclo di reciprocità…studi, suggerimenti, proposte e che avrebbe organizzato una mostra e una conferenza per il, Natale 2007/2008, disse che avremmo dovuto incontrare Auger…
Ci vedemmo ancora poi ripartii per Roma con quell’avventura nel cuore e nella mente . Portai avanti il progetto nei 4 mesi che ci separavano dal nuovo incontro , coinvolsi vari giovani collaboratori tra cui a Londra, l’arch. Carlo Benigni, mio figlio Nur, per gli aspetti economici e gestione dell’eco sostenibilità…Luigi mi disse che la gente di Auroville , si era mostrata entusiasta del progetto …e che aveva raccolto fans e adesioni …ma si preparava all’incontro con Auger..
Mi resi conto quando arrivai il 20 dicembre , sempre a Pondycherry, che l’entusiasmo mi aveva fatto sottovalutare l’incontro con un artista architetto di cultura francese . Nacque un conflitto tra metafisica e cartesianesimo , continuava a dire che i soffitti delle unità o appartamenti o villa che aveva progettato non superavano mai i 2.40 m di altezza in modo da dare al prospetto una visione più allungata .
Ci trovavamo a casa sua , una  villa immersa nel verde , esempio di come i primi abitanti soprattutto francesi, avevano operato su questa vasta landa  desolata trasformando tutto il territorio in un giardino incantato. Una palma , un hibiscus crescevano di 2 metri all’anno.
In questo incanto la sua villa, un po troppo sottodimensionata,la sua idea delle altezze dei soffitti era un po penalizzate, tutto troppo piccolo come se umiltà e presunzione si fossero fusi per esprimere dei limiti, in quel contesto non necessari.
Auger ci ricevette, nel suo studio pieno di disegni e di plastici, con la moglie, la moglie la nipote della Mere, Luigi era con Brigitte , sua compagna e direttrice del lycee di Pondy, retaggio di una lunga ed unica colonizzazione francese in India.

Prospettiva della linea di forza

C’erano Paul e la simpatica moglie , anche loro, parte del gruppo di gestione di Auroville, Auger  mi chiese quale funzione Avessero questi “grillages”…inframezzati fra gli edifici, provai a spiegargli che erano come dei tromp l’oeil ecosostenibili, a simulare onde e curvature in un terreno praticamente piatto…
Ma lui non volle entrare in questi ragionamenti , l’uomo che aveva progettato il Matremandir , e la galassia città non vedeva di buon occhio una lettura che non fosse sua, delle “linee” di forza  e venne fuori il lato Le Corbusier insito nei Francesi , dove il cemento armato la fa da padrone , dettando legge nelle Unité d’habitation …e come Chandigar o Ahmenabad , appare purtroppo eroso e consumato dal tempo .Poi la crisi economica ha tagliato le ali a tante iniziative , il gruppo di Luigi , oggi è defilato e lui in particolare si occupa di fund raising ..per il sostegno di Auroville . Oggi Auger non c’è più , ci ha lasciati nel 2009 ed io non ho smesso di sognare , l’India è in movimento ed il pensiero che mi attrae li è sempre forte e premuroso, e ho pensato che certi cicli, forse, sono destinati a compiersi.

render dei volumi della linea di forza

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